Votes given by LuluXI

  1. .
    nick utente: vervain
    nome personaggio confermato (+link alla scheda), prestavolto:
    Mathis Éric Clermont, Evan Peters
    prestavolto prenotato (+ eventuale link alla scheda in costruzione):
    Ginta Lapina per Aurore
    Max Irons per Sébastien

    nome personaggio cestinato (+link alla scheda), prestavolto: ---
    prestavolto liberato (+ eventuale link alla scheda in costruzione): ---
  2. .
    nick utente: mümførd
    nome personaggio confermato (+link alla scheda), prestavolto:
    - Théo Enjolras (Aaron Tveit)
    - Lucrezia Neviani (Holliday Grainger)
    - Adrienne Dantès (Lily James)
    - Napoléon Garrel (Joseph Gilgun)
    - Cesare Neviani (Kit Harington)
    - Ludovic Pascal (Charlie Cox)
    - Olive Sartre (Miley Cyrus)
    - André Fontaine (Alex Høgh Andersen)
    prestavolto prenotato (+ eventuale link alla scheda in costruzione):
    Sergei Polunin per Antoine Borbone-Montpensier Icarus
  3. .

    Dopo un lungo periodo di latitanza e in previsione del cambio grafica ci è sembrato opportuno aprire un nuovo censimento che durerà due settimane (rimarrà aperto fino al 23 Gennaio).
    Cogliamo l'occasione per ringraziare tutti coloro che sono transitati nel nostro universo, mentre portiamo in regalo croissant e cappuccino a chi ha deciso di restare ♥

    CODICE
    <b>nick utente:</b>
    <b>nome personaggio confermato (+link alla scheda), prestavolto:</b>
    <b>prestavolto prenotato (+ eventuale link alla scheda in costruzione):</b>

    <b>nome personaggio cestinato (+link alla scheda), prestavolto:</b>
    <b>prestavolto liberato (+ eventuale link alla scheda in costruzione):</b>

  4. .
    Bonjour! Mi chiamo Lucrezia e sono un'amica della nuova arrivata lionheart;, la quale al momento della sua iscrizione mi ha parlato di questo nuovo GDR in cui si stava lanciando e, be', mi ha trasmesso tutto il suo entusiasmo. Il mio buonsenso mi avrebbe imposto di aspettare la fine del mese, ma quando ho saputo che anche Eleanor_Bennet si stava iscrivendo non sono più riuscita a resistere, perciò eccomi qui! :3
    Dunque, non saprei davvero cosa dire su di me per non tediarvi; posso dire che ho conosciuto "Les Misérables" da bambina grazie a un fumetto di Paperino che ne faceva la parodia (VI PREGO NON RIDETE), e la storia mi appassionò così tanto che appena sono stata un po' più grandetta ho deciso di leggere divorare il libro originale. Quello è stato il mio punto di non ritorno, dato che Hugo mi è irrimediabilmente entrato nel cuore così come molte versioni cinematografiche dei Miserabili; il che, comunque, è sorprendente da parte mia dato che non sono una grande esperta di cinema - e chi ce l'ha il tempo cwc
    Al contrario, mi reputo una buona lettrice e mi piace molto scrivere: ai tempi delle medie inventavo storie per i fatti miei, poi sbarcata al liceo sono stata catturata dal magico mondo del roleplaying e non me ne sono più liberata :D
    Questa, per me, è una gran bella sfida. Ho sempre ruolato in GDR a sfondo fantasy e in uno storico, dunque mi sto buttando in un'ambientazione per me totalmente nuova... E non sto più nella pelle, lo confesso!
    Spero davvero di trovarmi bene qui con voi e spero che la sessione finisca presto così da potermi attivare seriamente :azzurro:

    Edited by Monnybloom - 3/7/2017, 17:33
  5. .
    Buonsalve a tutti!
    Sono Eleonora, 26 anni (quasi 27, sigh) e sono una roleplay-addicted.
    Non so mai cosa dire nelle presentazioni, ma voglio provarci dai. Dunque... Sono una studentessa alle battute finali del percorso universitario, quindi tremate, tremate, tra poco una nuova dentista sorgerà e getterà terrore nei cuori altrui!
    Tralasciando questa carriera "scientifica", sono da sempre una grande divoratrice di libri. Amo i grandi classici, italiani e stranieri. Jane Austen accompagna la mia vita praticamente da sempre, cosí come Wilde e Flaubert e Hugo e tanti, tanti altri. Troppi.
    "Les miserables" è uno dei romanzi che ho amato piú di tutti. É il libro preferito di mia madre ed é stata lei a leggermelo a mo' di favola della buonanotte quando ero piccina, trasmettendomi la sua passione.
    Avró guardato e riguardato il musical non so quante volte e mi sono ripromessa di rileggere il libro quando mi saró scrollata di dosso gli ultimi esami.
    Quindi, insomma, la mia presenza qui pare scontata :') appena mi é stato proposto (grazie Frances) non ho esitato!
    E niente... che altro dire? Sono anche una telefilm dipendente. Ne seguo cosí tanti che non saprei farvi un elenco :')
    Direi che ho detto tutto, quindi ci si vede in role!
  6. .
    Perfettooo :shifty:



    Adrienne Dantès
    23 anni - Borghesia - Anfisbena - Sarta
    “Due pezzi di puzzle. Fatti l'uno per l'altro. Da qualche parte del cielo un vecchio Signore, in quell'istante, li aveva finalmente ritrovati. «Lo dicevo Io che non potevano essere scomparsi.»„
    A
    drienne era certa che se avesse avuto a disposizione dei ferri, un uncinetto, o anche un ago quel momento di puro panico sarebbe scomparso presto. Cucire la aiutava a rilassarsi, ad allontanare quegli strascichi di un passato doloroso dal quale cercava di allontanarsi. Parigi l'aveva accolta, Parigi l'aveva adottata e le aveva dato una nuova casa, un nuovo scopo. Aveva fatto di lei una donna, strappandola alla fanciullezza, ma, purtroppo, il potere di Parigi non era così vasto. Non poteva cancellare con un colpo di spugna quelle cicatrici ed Adrienne era costretta a portarsele appresso. Le nascondeva dentro di sé, così come nascondeva i segni sulle mani con i guanti, poteva fingere che non ci fossero più, ma la verità era che quei segni l'avrebbero seguita per sempre. Poteva imparare a non lasciarsi condizionare dagli stessi, ma non poteva liberarsene. Non sempre trovarsi circondata da una moltitudine di persone le creava problemi, altrimenti non si sarebbe trasferita nella capitale francese, ma probabilmente la calca frenetica del ponte riservato alla terza classe aveva avuto il potere di evocare in lei quelle memorie sopite. Essere risalita, comunque, sembrava essere stata una buona idea poiché la frescura della notte stava accarezzando il suo volto accaldato ed Adrienne cominciava a sentirsi meno schiacciata. Sentì le spalle rilassarsi e le mani smisero di bruciare. Abbassò lo sguardo sui suoi palmi, nudi, e osservò le cicatrici della crocifissione. Le aveva viste così spesso in quegli anni e avrebbe saputo riprodurle a memoria. Aveva seguito il loro processo di guarigione: sua madre si era presa cura di quei segni. Personalmente li aveva medicati e Adrienne l'aveva sentita piangere, certe notti, incolpandosi per quanto successo alla figlia. Ella, invece, non incolpava nessuno se non il fanatismo, la superstizione, la chiusura mentale degli abitanti di quel villaggio. Sua madre non aveva di certo alcuna colpa. Le mani, per Adrienne, erano di vitale importanza: erano il suo lavoro. Come per un mastro costruttore, come per un artista, Adrienne si manteneva con il lavoro manuale, senza quello, sarebbe stata perduta. Cucire la manteneva ed era una professione che la appassionava, che la stimolava. Non riusciva a vedersi calata in nessun altro contesto all'infuori di quello nel quale già si trovava. Credeva che, se fosse stata costretta, si sarebbe adattata, ma probabilmente non sarebbe stata felice. Il suo sguardo passò dalla cicatrice ad alcuni piccoli tagli che segnavano le sue dita. Aveva mani da sarta e chiunque, se le avesse viste, avrebbe potuto intuire quale fosse il suo lavoro. Ma Adrienne non mostrava quasi mai quella porzione di pelle: le cicatrici sui palmi sollevavano domande, quesiti ai quali Adrienne non desiderava rispondere, e dunque era meglio coprire. Si rese conto di aver ripreso a concludere pensieri razionali, mentre il ricordo del suo passato si faceva via via più flebile. Nelle orecchie non aveva più le grida di insulti e ricominciava ad udire la musica suonata sul ponte di prima classe. Si sentì anche meno costretta nel suo corsetto e riuscì a regolarizzare il suo respiro. Le sue mani tremavano ancora, ma erano spasmi più contenuti, e presto avrebbero ritrovato la loro solita fermezza. La sarta si stava concentrando su quelle ritrovate sensazioni, sul suo ritorno alla realtà, quando una voce si insinuò nella sua mente, portandola ad alzare il capo per osservare in volto il suo interlocutore. L'ultimo desiderio della donna era quello di dare spettacolo, di attirare l'attenzione, ma come poteva pretendere che nessuno si accorgesse di lei, che si trovava accucciata in un corridoio? Assottigliò le labbra, imponendosi di abbandonare gli ultimi strascichi di quegli istanti che aveva appena vissuto ed annuì. Spinse gli angoli della sua bocca ad incurvarsi verso l'alto, in un abbozzo di sorriso che voleva essere rassicurante, ma che probabilmente appariva più tirato che sereno.
    «Sto bene, grazie» sussurrò rilassando le spalle, ancora tese. Aveva imparato anni prima a professare di stare bene anche quando, in realtà, così non era. Ma Adrienne non posava mai il proprio peso sulle spalle di altre persone, ed era meglio sorridere e fingere che fosse tutto a posto piuttosto che raccontare ciò di cui era stata vittima. Così con leggerezza tornò in piedi, nascondendo le mani nelle pieghe del costume ed elargendo un nuovo sorriso, ora più convinto, all'uomo che si era interessato a lei. «Avevo solo bisogno di un po' d'aria» soggiunse. Non aveva mentito: si era allontanata dalla pista da ballo realmente per necessità di prendere una boccata d'ossigeno. Lo sguardo della donna, probabilmente influenzato da una marcata deformazione professionale, non poté che sostare sul camuffamento dell'uomo. Non conosceva il personaggio interpretato, ma riconosceva la fattura dell'abito. Lasciò dunque che fosse quel dettaglio a fornire l'appiglio per cambiare argomento e scostare l'attenzione da sé. «È un bel costume» rilevò, dunque, dopo un istante di silenzio. «Ma temo di non conoscere il personaggio rappresentato... Chi siete?» domandò sollevando lo sguardo dall'abito per portare i suoi occhi su quelli dell'uomo. Era palese che il soggetto della domanda era il personaggio raffigurato e il suo quesito non era rivolto a conoscere l'identità dell'uomo. Considerando l'area della Marie Antoinette ove si trovava, reputava che il suo interlocutore fosse un esponente della nobiltà o del clero. Poteva anche essere un alto ufficiale: sebbene le sembrasse giovane, quasi un suo coetaneo, non poteva escludere che fosse un uomo dell'esercito. Sebbene Adrienne fosse consapevole di quale fosse il suo ruolo nella società, ella era portata a relazionarsi al prossimo non tanto in virtù di un titolo o dei privilegi goduti dalla nascita, quanto più a seconda dell'atteggiamento della persona stessa con la quale ella si stava relazionando. E dunque vi era del distacco nel suo tono di voce, ma non sottomissione. Quella, Adrienne non riusciva a farla sua.
    Lily James as Adrienne Dantès © les misérables rpg


    Quindi il nuovo ordine potrebbe essere Adrienne - Will - Cesare - Cosimo? ♥
  7. .
    Essendo appena approdata in questo (meraviglioso) posticino, non mi sento in vena o nella posizione di richieste specifiche. Ci tengo anzi a fare i complimenti a voi, come staff e persone, quanto al luogo, che trovo, secondo il mio punto di vista, assai stimolante - e ve lo dico io, priva di ispirazione da molti mesi or sono. Vi ringrazio per l'accoglienza e per la disponibilità nel creare plot, davvero squisita e raramente trovata :doppio:
    Ammetto che non mi dispiacerebbe gestire una quest con voi in futuro, non solo per ritrovarmi nella posizione di ruolare con ciascuna di voi ma anche per esplorare meglio la bellissima trama del gdr: magari una manifestazione, oppure un ritrovo in cui il centro della conversazione debba essere la rivoluzione, o per lo meno i suoi germogli. Questo è, ovviamente, un semplice spunto che non demando assolutamente come richiesta; soprattutto, bisognerebbe adattarsi ai tempi e agli impegni di tutte noi, quindi non è una situazione dell'ora e adesso.
    Per il resto, ancora complimenti, l'iniziativa mi fa stringere il cuore perché, soprattutto se si conosce il libro o si ha anche solo veduto un qualche adattamento cinematografico, gli Amici dell'ABC rimangono nel cuore. Ho inserito il banner al di sotto dell'avatar: proprio non potevo non desiderarlo all'interno del mio profilo. Bacioni ♡
  8. .

    L’insurrezione repubblicana di Parigi del Giugno 1832 fu un fallito tentativo di rovesciare la monarchia di Luglio, avvenuto nei giorni del 5 e 6 Giugno 1832. Il 5 Giugno, in testa al convoglio funebre del generale Lamarque diretto al ponte d'Austerlitz apparvero le bandiere rosse e il funerale si trasformò in una manifestazione che degenerò in un conflitto con la truppa mandata a reprimere la rivolta. Una parte della Guardia nazionale si unì ai manifestanti e i combattimenti si prolungarono fino alla sera. Nella notte, le truppe comandate dal maresciallo Mouton riuscirono a respingere gli insorti dal centro di Parigi. La mattina, gli scontri si svilupparono nel quartiere Saint-Merril dove la Guardia nazionale oppose una forte resistenza: vi furono almeno 800 morti. Mentre La Fayette si nascose in provincia e diversi capi dell'opposizione vennero arrestati, la sera del 5 Giugno i deputati dell'opposizione monarchica firmatari del Rendiconto, come Laffitte e Barrot, decisero di trattare con il re la fine dello spargimento di sangue e una correzione della politica fin lì seguita. Luigi Filippo ricevette nel pomeriggio del 6 Giugno Laffitte, Barrot e Arago annunciando loro che le ultime resistenze degli insorti erano vinte e non c'era nulla da negoziare. A chi gli fece notare che il suo regno non aveva mantenuto le promesse della Rivoluzione di Luglio che l'aveva portato sul trono, rispose che non solo la Costituzione del 1830 era stata rispettata ma persino migliorata, e non esistevano altri programmi da applicare: «L'ho detto più volte al signor de La Fayette, e sono ben felice di dichiararvi ancora che questo preteso programma è un'invenzione completa e un'assurda menzogna». Quel 6 Giugno fu dichiarato lo stato d'assedio: i combattimenti erano cessati ma l'ordinanza fu emessa egualmente per poter trasferire i processi contro gli insorti dai tribunali civili a quelli militari, molto più severi. Alla prima condanna a morte, pronunciata il 18 Giugno, fece seguito il ricorso alla Corte di Cassazione, che il 29 Giugno annullò la sentenza del tribunale militare a motivo della violazione degli articoli 53, 54 e 56 della Carta costituzionale che proibiva i tribunali speciali, conservando il giudizio ai tribunali civili. Luigi Filippo fu così costretto a revocare l'ordinanza del 6 Giugno, considerata dall'opposizione repubblicana un vero e proprio tentativo di colpo di Stato. I tribunali civili comminarono 82 condanne, delle quali sette capitali, commutate dal re nella deportazione. [©]

    XPNzM5z

    In questi due giorni si celebrano i 185 anni dall'insurrezione di Giugno, una data indimenticabile per noi miserabili poiché ricorre l'anniversario della morte degli Amici dell'ABC. Inutile negare che Enjolras sia il personaggio preferito di una delle founder, la sua crush letteraria, ed inutile negare che la relazione che unisce gli Amici riempia gli occhi di suddetta founder di lacrime. Abbiamo quindi deciso di rendere omaggio a questa ricorrenza con un'iniziativa tutta per voi. Se siete giocatori del forum, potete chiederci ciò che desiderate: da un lavoro grafico a vostra scelta, all'istituzione di una quest secondo le vostre direttive, a inserire-idea-qui. Se siete utenti esterni al forum, ma siete giunti qui perché anche per voi questi due giorni sono pregni di significato, potete aderire all'iniziativa e aggiungere un banner o un link in firma o nel vostro forum a testimonianza della vostra vicinanza agli Amici.

    CODICE
    <a href="http://lesmiserablesrpg.blogfree.net/?t=5624220"><img src="LINK_BANNER" title="will you take your place with me?"></a>


    S53oURA lP9FUMX TeD1SXw UWIpTL9

    USqPljH 4ghGb1I Fghg8lX e8aBodH

    h4QuDjG CfWDiAv



    Utenti iscritti:
    - volchitsa
    - LuluXI - LuluXI (ff) - LuluXI (fc)
    - mümførd - skyfäll (ff) - enjolräs (fc)

    Forum iscritti:
    - The Dark Tower || Lulu's Portfolio
    - la sorcière



    Edited by mümførd - 22/7/2017, 12:29
  9. .
    Non dovrei presentarmi per differenti motivi, aka l'ineluttabile mancanza di tempo che non posso negare. Tuttavia la curiosità mi sta divorando e so già che, se non dovessi ruolare qui, me ne pentirei amaramente. Amo Les Misèrables, libro e musical, e proprio non potevo perdere questa occasione. Così eccomi qui, ahimè. ♡

    Vanessa (chiamatemi Ness o come volete), ventenne ma dentro ottantenne, studentessa di Lettere e classicista appassionata. Come detto poco sopra, non credo sia la cosa più saggia voler tornare in questo mondo, date le motivazioni che mi avevano spinta a lasciare e che non sono variate; tuttavia la scrittura è sempre stata una mia passione e, volendo coltivarla con più spunti e nascita di idee, ho spesso trovato i gdr il luogo adatto a questi obiettivi. Inoltre sono in pari con tutti gli esami e ho pensato di rovinare il mio raggiunto equilibrio. Che bella l'autodistruzione. (Lasciamo perdere tutti gli altri che dovrò dare tra giugno e luglio hhhh)
    L'altra mia passione è la lettura sfrenata, ma credo che questa non sia una novità per chi mi conosce: devo ammettere che negli ultimi tempi vado un poco a rilento, ma finora, durante l'anno, ho già letto 49 libri e quindi mi reputo abbastanza soddisfatta. "E gli occhi?" chiederete. Sì, fanno piuttosto schifo, ma non troppo. Ho cominciato a trovare gli occhiali un accessorio aesthetically pleasing, so. (Non fateci caso, alle volte scrivo/parlo/penso in inglese ma è normale per me.)
    Musica? Ascolto tutto ciò che mi possa rilassare - e le persone ansiose come me credo possano comprendermi - e che mi ispiri: The Beatles, Queen, Pink Floyd, David Bowie, Agnes Obel, Aurora e gli Oh Wonder sono gli artisti che principalmente ascolto. A questi si aggiungono sinfonie classiche (in particolare Camille Saint-Saëns e Beethoven) e, talvolta, vocaliste jazz (Billie Holiday, Ella Fitzgerald, Nina Simone). In tutto questo caos, suono il piano e vorrei imparare a suonare il violino, ma, eh. Quando troverò il tempo.
    Sono una vera e propria drogata di tè con latte. Very British. Eh, già. Non fate quelle facce, è meraviglioso çç Quasi come conseguenza di queste mie abitudini, sto progettando di trasferirmi in Inghilterra, sogno in me nato all'età di nove anni, ma devo prima di tutto a) laurearmi e b) decidere in quale città porre la mia dimora. Ogni volta che ne trovo una nuova me ne innamoro, il che rende il tutto più arduo.
    Sto cercando di usare meno faccine-emoji possibile, rispetto al passato. Forse per assumere un'aria più seria? Bah, missione incompiuta.
    Sono diventata più esperta in make up nell'ultimo anno, per quanto inutile sia questa informazione.
    Sono in lutto per la fine di Broadchurch. L'ho guardata tutta in poco tempo e mi sono innamorata sia di David Tennant che di Arthur Darvill. Dura la vita. Però ho finito anche The Crown ed è vita. Adoro pure Victoria aaaah, quanto è bello ~ In genere adoro i period drama, ma la mia vera e propria ossessione è per Sherlock, non c'è storia. Quella serie mi ha devastata, facendomi ripiombare nel (per me) defunto mondo del fangirlare senza sosta. Che imbarazzo.

    Con questo vi saluto, scusandomi per quanto possa risultare breve la mia presentazione e sperando di essere la benvenuta ♡
  10. .
    Laerte è ben felice di incontrare Will, anche se temo che Adrienne glielo porterà via presto xD



    Laerte Grimaldi
    26 anni - Musicista Vagabondo - Londra - Viaggiatore
    “Ultimate freedom. An extremist. An aesthetic voyager whose home is the road.„
    D
    urante ogni viaggio Laerte si sentiva come un bambino alle prese con le sue prime esperienze sensoriali. Anche se il mondo era lo stesso nel quale egli viveva, l'uomo non poteva fare a meno di notarle quelle piccole sfumature che lo rendevano, in realtà, differente. Egli desiderava assaporare ogni differenza, desiderava coglierne ogni dettaglio per comprenderlo e sentirlo vivere sulla propria pelle. Si approcciava in tal modo entusiasta ad ogni salto temporale e non vedeva perché questa volta dovesse essere diverso. L'uomo era animato da uno spirito propositivo per quanto concerneva la sua condizione di Viaggiatore che non lasciava adito a dubbi o incertezze. Non aveva mai provato il timore di non riuscire più a tornare nella propria epoca, e anche se quella notte era consapevole di essersi spinto oltre, di aver chiesto forse troppo alla propria capacità, tanto che lo aveva spedito non in un altro tempo, ma in un altro luogo, in una sorta di realtà parallela, Laerte non dubitava che sarebbe riuscito a tornare a casa. Perché a casa c'erano i suoi fari che lo richiamavano e gli impedivano di perdersi nel tempo e, ora, nello spazio. C'erano i suoi amici: l'uomo, dopo essere letteralmente sbocciato nel collegio in Svizzera, aveva sviluppato uno spirito amichevole che lo portava a farsi amare da chiunque lo incontrasse. Aveva dunque una cerchia di amicizie estremamente numerosa e sparsa per tutto il globo, grazie anche agli ultimi anni che egli aveva trascorso on the road, viaggiando senza una meta, solo con la propria chitarra sulle spalle e la forza delle sue braccia come merce di scambio per vitto e alloggio. Era stato in ogni angolo del mondo, dalla Thailandia, dove, coincidenza, aveva incontrato Ken, londinese, destinato a divenire un amico intimo, alla Cambogia, dove aveva approfondito la conoscenza di alcuni strumenti musicali capaci di riprodurre il suono della pioggia. Ovunque andava, Laerte stringeva rapporti. C'era un'espressione, utilizzata da Papa Francesco, che lo aveva particolarmente colpito: il Pontefice aveva parlato di costruire ponti tra Stati ed egli credeva che il suo reputarsi un cittadino del mondo facesse proprio questo. Laerte, per quanto sentisse la propria appartenenza all'Italia, si reputava quasi privo di Patria, poiché l'intero mondo era la sua Patria. Nato a Milano, collegio in Svizzera, università in Inghilterra. Poi anni di viaggi attorno al globo, e infine Londra. Ovunque egli andasse, si sentiva a casa, si sentiva accolto, probabilmente anche per gli occhi con i quali vedeva il mondo e per il suo rispetto nei riguardi dello stesso. Più Laerte si allontanava dalla cultura che lo aveva cresciuto, più veniva animato dal desiderio di conoscere. Non c'era arroganza nella sua attitudine da viaggiatore, solo curiosità e sete di conoscenza. Nutriva un profondo rispetto per ogni cultura, per ogni tradizione ed era questo rispetto che gli permetteva di conoscere come pochi altri turisti riuscivano. Forse perché Laerte non si poteva definire un turista, quanto più un visitatore. Nonostante quindi il suo istinto all'avventura lo spingesse a non fermarsi mai e a toccare ogni luogo sul pianeta, egli tornava sempre. A Londra c'era Evanna. C'erano Winnie, e Aline, e Emmaline. C'erano i suoi affetti più cari e, sebbene l'uomo avesse tagliato i ponti con i propri genitori, il suo cuore non si poteva definire vuoto. Carlotta e Ambrogio Grimaldi non erano stati dei buoni genitori, e anche ora che suo padre era in prigione per falso in bilancio e frode, e sua madre era sprofondata ancora di più nella depressione, seguitavano a mantenere la loro facciata snob. Non approvavano le scelte di vita dell'unico figlio: sin dalla facoltà prescelta avevano storto il naso. L'erede dei Grimaldi studente di Filosofia? Ambrogio avrebbe voluto una carriera differente per il figlio, ma su quel punto si erano accordati: Laerte non avrebbe scelto un'università privata, e mai avrebbe pensato all'ambiente élitario di Cambridge, ma Ambrogio era stato irremovibile. Così Filosofia era stata accettata solo se Laerte avesse frequentato Cambridge. Il musicista aveva ceduto al compromesso, ma, alla fine, non si era pentito di aver frequentato quell'ateneo. Superata l'iniziale diffidenza con la quale i suoi colleghi lo guardavano (come unico figlio del magnate industriale milanese, in molti si aspettavano di vedere in Laerte il classico rampollo figlio di papà che bene si sarebbe accompagnato a quel campus), ma lo spirito fuori dagli schemi dell'uomo era riuscito a fare breccia anche in quell'ambiente altolocato.
    Laerte non temeva di rimanere bloccato in quell'universo e dunque, privo di paure o inibizioni, si concentrò immediatamente sulla conoscenza di quel mondo. Aveva udito stralci di conversazioni, quindi aveva dedotto di trovarsi in una sorta di realtà alternativa nella quale la Rivoluzione Francese non si era verificata. O forse era fallita. Fatto era che, anche ripulendo i passeggeri della nave dei loro costumi allegorici, si percepiva una netta distinzione di classe. Aveva udito menzionare titoli nobiliari e non credeva che fossero stati evocati solo per la notte del 31 Ottobre. Sua madre, Camilla, era convinta che i Grimaldi fossero in qualche modo imparentati con i Grimaldi di Monaco. Non era vero, e ne avevano la prova concreta poiché la donna, dopo aver conosciuto Ambrogio ed aver preso il suo cognome, aveva ordinato la ricostruzione dell'albero genealogico nella speranza di poter vantare un simile legame. Ma, nonostante la delusione, Camilla nel suo ambiente, nella Milano dabbene, seguitava a lasciar intendere che, sì, la famiglia di suo marito avesse a che fare con la famiglia regnante del Principato di Monaco. Non mentiva apertamente, perché non confermava, né negava. Sussurrava solo mezze parole e si affidava alle deduzioni del suo interlocutore. Laerte quindi non poté fare a meno di pensare alla genitrice e di immaginarla calata in quella realtà. Non c'erano molte persone in quel corridoio e l'uomo immaginò che, vista l'ora, fossero quasi tutti a cena. Un costume lo colpì: vi era un passeggero travestito da Loki, leggendaria figura del pantheon norreno. Decise quindi di avvicinarglisi per cercare di cogliere ulteriori dettagli circa quel luogo.
    «Buonasera» esordì. Se ormai il suo inglese era privo di qualsiasi sfumatura d'accento, altrettanto non si poteva dire del suo francese, lingua che non allenava così spesso e che quindi trasudava le rotondità dell'italiano. Essendo entrambi comunque idiomi latini, la differenza di pronuncia non risultava poi eccessivamente marcata. «Siamo stati fortunati: il tempo è clemente stasera» commentò. Un intercalare di circostanza per raccogliere le informazioni necessarie in previsione del proseguimento della conversazione. «Bel costume, comunque. Scelta interessante» soggiunse cordialmente.
    Kit Harington as Laerte Grimaldi © les misérables rpg
  11. .

    Adrienne Dantès
    23 anni - Borghesia - Anfisbena - Sarta
    “Due pezzi di puzzle. Fatti l'uno per l'altro. Da qualche parte del cielo un vecchio Signore, in quell'istante, li aveva finalmente ritrovati. «Lo dicevo Io che non potevano essere scomparsi.»„
    I
    l costume di Adrienne aveva riscosso consensi nell'area deputata alla borghesia. Molte donne, appartenenti alle più disparate corporazioni, lavoratrici e mogli, le si erano avvicinate per domandarle dove avesse acquistato un abito così ben curato. Sembrava confezionato a mano e solo i più ricchi borghesi potevano permetterselo. Oltre, naturalmente, ai membri dell'aristocrazia. Ma Adrienne non aveva speso che il denaro per la stoffa, poiché quel costume che riportava in vita lo stile degli anni '20 se lo era cucito da sola. Non era una stilista, Adrienne, ma un'abile sarta e così da un mezzo busto su una rivista aveva ricavato il proprio abito. Era rimasta soddisfatta del risultato finale, soddisfazione rara considerando quanto esigente e puntigliosa fosse la donna con i suoi lavori. La stoffa era di buona qualità e Madame, la titolare della sartoria per la quale lavorava, le aveva concesso uno sconto vantaggioso. La proprietaria aveva un debole per Adrienne: non era un mistero che la giovane proveniente dall'Alta Savoia fosse la sua dipendente prediletta. Si era subito distinta per il suo occhio e per il suo senso estetico. Cucire bene non era poi così difficile: la pratica affinava la tecnica, ma sapere cosa vestisse bene, quello era un talento che non molti possedevano. Adrienne era in grado di mettere in luce la bellezza. Non a caso Madame talvolta la chiamava Coco, come Coco Chanel: Adrienne usava lo stile e la moda per valorizzare le sue clienti. Era la donna che brillava, messa in luce dall'abito, e non l'abito stesso. Adrienne quindi godeva quasi di un trattamento privilegiato che le aveva permesso di tenere per sé quel tessuto perfetto per ricalcare lo stile dei ruggenti anni Venti. Era un periodo storico che Adrienne aveva sempre apprezzato: cambiamenti e modernità, la donna che finalmente emergeva, e uno stile fresco che tuttavia manteneva l'eleganza del periodo precedente. Aveva subito saputo, quindi, che avrebbe indossato i panni di una donna del 1920 alla crociera in maschera. Alcuni dei pubblicizzanti avevano chiesto a Madame il permesso di apporre un volantino sulla vetrina della boutique e così Adrienne venne a sapere dell'evento organizzato dalla corona. Erano estremamente rare le occasioni che permettevano l'incontro, in veste non più formale, tra le varie classi sociali e la donna non poté non approfittarne per vedere più da vicino un mondo che le era precluso. Istintivamente il suo pensiero era andato a William, l'uomo che aveva incontrato per volere del destino sulla via di ritorno a casa e si era chiesta se lo avrebbe incontrato a bordo della Marie Antoinette. Aveva allontanato quei pensieri, dandosi della sognatrice: Adrienne sapeva bene quanto in fretta la sua testa sulle nuvole si perdesse e non aveva intenzione di darle corda, questa volta. Non partecipava alla crociera da sola: in una discreta maschera veneziana vestiva Margot, una delle prime persone che Adrienne aveva conosciuto quando si era trasferita a Parigi. Margot lavorava in una frutteria, ed era una ragazza esuberante ed imprevedibile. In sua compagnia, Adrienne si trovava sempre a fare cose che non avrebbe mai pensato di fare. Non che Adrienne fosse incline a lasciarsi manipolare, ma stare vicino alla fruttivendola sembrava annullare molti freni inibitori. Quella sera, però, Margot era più controllata del solito: desiderava approfittare dell'evento per incontrarsi con l'uomo che amava. Operaio povero in canna, mal visto dalla famiglia di Margot che aveva messo il veto sulla relazione. La fruttivendola non riusciva ad opporsi alla famiglia e temeva un netto distacco, così conduceva una relazione clandestina con l'uomo. Margot aveva dunque trascinato Adrienne nell'area adibita alla terza classe, dove aveva subito trovato il suo uomo. La sarta era rimasta in disparte mentre i due si stringevano tra le braccia, sussurrandosi parole d'amore. Mani dietro la schiena, quasi appoggiata ad una parete, e sguardo rivolto altrove, Adrienne assisteva alla felicità dell'amica. Quando uno dei passeggeri di terza classe recuperò la propria fisarmonica e cominciò a suonarla, diede vita ad una piccola orchestrina: un violinista e un chitarrista si unirono a lui, eseguendo un tipico brano popolare che coinvolse svariati passeggeri a riversarsi al centro della sala per danzare. Margot trascinò Adrienne tra la folla, ballando libera tra l'operaio e l'amica. Si stava divertendo, la sartina, prima che la frenesia la schiacciasse. Troppe persone accalcate attorno a lei, la musica diveniva sempre più ritmata, sempre più frenetica, e la donna sostituì a quei volti felici le maschere distorte dall'odio degli abitanti del borgo che l'avevano aggredita anni prima. Si sentì letteralmente sopraffare da quella folla e ebbe come l'impressione che fossero lì per lei, che volessero stringersi attorno a lei per toglierle il respiro. Frammenti della crocifissione attraversarono la sua mente mentre smetteva di ballare e si fermava in mezzo alla stanza. Sentì la voce attutita di Margot domandarle se stesse bene, ma Adrienne era ormai preda delle proprie emozioni e si era estraniata dalla realtà. Sentiva il suo corpo accelerarsi: cuore, mente, sensi, polmoni. Tutto era più veloce e sfuggiva al suo controllo. Aprì la bocca, portandosi una mano al ventre. «Non respiro» sussurrò talmente debolmente che Margot non riuscì ad udirla. L'amica le si avvicinò preoccupata, portando il suo volto ad un soffio da quello della sartina: «Adrienne, cos'hai?» La donna si limitò a scuotere la testa. «Ho bisogno d'aria.» E scappò, letteralmente, nel corridoio. Chiuse la porta dietro di sé, appoggiandovisi con le spalle. Le sue mani tremavano mentre boccheggiava cercando di respirare. Sentiva il corsetto indossato sotto l'abito stringerle il petto. Cercava di dilatare i polmoni, ma l'ansia le impediva di percepire che, in realtà, stava già respirando. "Non respiro" pensò erroneamente la sua mente. Sentiva la cacofonia della festa poco distante da sé e la sovrapponeva alla cacofonia che la assordava nei suoi ricordi. Sentì bruciare i palmi delle mani, laddove i chiodi avevano penetrato la sua carne. Incontrollata e tremante, si tolse i guanti che lasciò cadere a terra. Le sue dita parevano aver perso quella fermezza necessaria per il suo lavoro. Osservò le cicatrici sui palmi e vi passò sopra i polpastrelli, come se stesse cercando di lavarsi via una macchia di vernice.
    "Non respiro" ripeté allarmata la sua mente. "Non ci riesco." Appoggiandosi al corridoio, risalì la Marie Antoinette, raggiungendo il ponte superiore dove sperava l'aria fresca della notte l'avrebbe aiutata. Il suo petto era squassato da spasmi involontari mentre Adrienne perdeva lucidità e si lasciava trascinare nel passato.
    "Non è reale. È passato. Stai bene" parole vuote che disperatamente la sartina cercava di rivolgersi per ritrovare se stessa. Si sentiva toccare da mani aggressive. Si sentiva strattonare, si sentiva schiacciare. Le sue gambe cedettero ed Adrienne si ritrovò accucciata a terra, il volto affondato sulle ginocchia, preda disarmata del ricordo. Un profondo singhiozzò venne coperto dal cicaleccio proveniente dalla lussuosa sala da pranzo dei passeggeri di prima classe, dove gli ufficiali avevano appena terminato di interrogare i presenti. Chiudere gli occhi, schiacciare il capo contro le ginocchia la aiutò a ritrovare l'equilibrio. Non percepiva più il mondo vorticare attorno a sé. Si impose di non concedersi più quelle profonde boccate d'aria, ma di respirare normalmente, senza successo. Si sentiva ancora soffocare. Le sue dita tremanti si aggrapparono alla stoffa del vestito, sentendo i laccetti dell'intimo sotto di esso. Avrebbe voluto slacciarselo immediatamente, ma era letteralmente paralizzata, troppo persino per riuscire a muoversi. Alle sue orecchie giungevano parole sconnesse quali omicidio, veleno, colpevole, ma al momento non riusciva ad attribuirvi un senso. Stava lì, immobile, aspettando che l'incubo passasse.
    Lily James as Adrienne Dantès © les misérables rpg
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    Etienne Javert
    43 anni - Milizia - Cerbero - Ispettore di polizia
    “Nella mia vita sono stato spesso severo con gli altri. Era giusto e facevo bene. Ora se non fossi severo con me stesso, sarei un miserabile. Non desidero che mi trattiate con bontà. Essere buoni è facile, il difficile sta nell'essere giusti.„
    E

    tienne Javert non era il tipo da feste, ne tantomeno da feste in maschera. Tuttavia era nel suo dovere mantenere l'ordine e la sicurezza. Pertanto, quando venne a sapere della festa che si sarebbe tenuta quella sera sulla nave da crociera Marie Antoinette, non ci pensò due volte al fatto che avrebbe dovuto portare lì la sua presenza per assicurare giustizia. Javert non aveva mai festeggiato Halloween, la trovava una festa sciocca, inutile e che non avrebbe dovuto avere propio nulla a che fare con l'attuale Francia viste le sue radici pagane. Che ci potesse scappare il morto in una sera del genere non era poi così improbabile nella mente dell'ispettore. Non apprezzò per niente il fatto che per partecipare dovesse indossare una maschera, ma alla fine sarebbe stato un travestimento come un altro e di certo ciò non l'avrebbe fatto realmente passare per come qualcuno che festeggiava realmente quella ricorrenza a lui indifferente. Alla fine aveva optato per qualcosa di giusto spessore e che non fosse troppo ridicolo, e in un certo modo quasi preveggente ciò che sarebbe successo durante la festa. Una volta giunto alla nave egli si presentò sotto la figura del cavaliere senza testa. Il suo modo serio di camminare e la spada mantenuta nel fodero al suo fianco inoltre non poterono che dotare il tutto di un inquietante realismo. La festa procedette abbastanza normalmente, gente che parlottava, che rideva, che mangiava e quant'altro. Javert però non toccò cibo e proferì ben poche parole solo se veniva interpellato, non era lì per quello, ecco perchè si limitò a girare per la nave oppure mettersi di guardia da qualche parte per tenere sott'occhio la situazione. Quel vociare preoccupato però arrivò alle sue orecchie, seppur coperte dal mantello e dal finto collo privo di testa, senza alcun problema. Subito si avvicinò agli individui fonte di quel rumore chiedendogli cosa fosse accaduto e ottenendo solo una minima informazione: era stata uccisa una anziana nella zona della aristocrazia. Dopodichè uno di loro scherzò dicendo che forse l'omicidio era accaduto propio poichè egli fosse sceso dal suo cavallo. Cosa legata al fatto che si dicesse che quando il cavaliere senza testa smetteva di cavalcare si verificava una morte. Ciò però fece solo comparire una espressione scettica sul viso coperto dell'uomo della milizia prima che egli si indirizzasse di corsa ai piani superiori, quelli dell'aristocrazia. Almeno prima di venire fermato. "Sono l'ispettore Javert. Lasciatemi passare." Disse dopo essersi levato la parte che gli teneva nascosta la testa e aver mostrato documento e distintivo. A quel punto nessuno lo fermò più. Così l'uomo, ormai non più senza testa, arrivò nella sfarzosa sala dedicata alle classi nobili e, dopo essersi presentato, chiese dettagli a uno degli ufficiali li presenti venendo a sapere di più sul caso. Blandine Deschamps, ottantuno anni, ex-étoile del balletto classico ed proprietaria di un importante teatro di Parigi, con annessa scuola di danza. Deceduta per avvelenamento tra la prima e la seconda portata. L'ufficiale gli chiese se volesse dargli una mano con le indagini. "Senz'altro! Sarò il peggiore incubo di quel delinquente." Affermò con fredda e convinta decisione mentre aveva ancora il pezzo superiore della sua maschera sottobraccio. Javert era d'accordo con gli ufficiali, il colpevole doveva essere per forza lì tra loro. Le porte della sala vennero chiuse e i commensali sottoposti a scrupolosi interrogatori nei quali aveva preso parte o erano stati direttamente fatti dall'ispettore stesso. Javert venne anche a conoscenza di chi aveva condiviso il tavolo con Blandine, trattandosi di avvelenamento non era affatto impensabile che l'assassino potesse trovarsi propio così vicino alla vittima. Tutti parenti ad eccezione di un singolare individuo che prendeva il nome di Louis Pascal e che veniva definito come consulente spirituale della ormai defunta donna. Il suo primo sospetto andò propio su di lui, era esterno alla famiglia e i suoi interessi verso la signora erano alquanto sospetti. Tuttavia egli optò per interrogare prima la nipote della vittima, Cléa Deschamps. "Mi scusi mademoiselle, sarà sicuramente ancora agitata, ma potete dirmi cosa avete visto e cosa è accaduto prima della morte di Blandine Deschamps?" Chiese con quel suo tono estremamente serio, glaciale, ed era evidente che gli importasse ben poco dei sentimenti di con chi stesse parlando. Era solo vuota educazione, nulla più, l'unica cosa che gli interessava era trovare il colpevole e consegnarlo alla giustizia. La ragazza pareva smarrita, più di una volta era precedemente scoppiata in una crisi isterica, aveva gli occhi arrossati e il volto umido di lacrime. "Io non ricordo... Parlavamo del più e del meno... La nonna si stava lamentando della zuppa, diceva che era insipida, ma non vi abbiamo badato. La nonna si lamentava di qualsiasi cosa... Se solo... Se solo le avessi dato retta!" Ella si interruppe e scoppiò in un pianto incontrollato. Javert non ci badò troppo, semplice routine. "E cosa sa dirmi riguardo Louis Pascal?" Chiese poi rimanendo del tutto disinteressato allo stato emotivo della giovane. Sentire nominare Pascal però mise fine al pianto della ragazza facendogli venire una espressione dura in volto. "È un truffatore. Voleva i soldi di nonna, non ci teneva a lei." Se questo era vero ciò alimentava i sospetti dell'uomo. "La ringrazio, buona serata." Detto ciò l'ispettore Javert andò alla ricerca di Louis Pascal. Propio come avrebbe fatto un cane da caccia che seguiva la pista per giungere finalmente alla sua preda.

    Richard Armitage as Etienne Javert © les misérables rpg




    Edited by He's The Law - 1/11/2016, 23:19
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    Laerte Grimaldi
    26 anni - Musicista Vagabondo - Londra - Viaggiatore
    “Ultimate freedom. An extremist. An aesthetic voyager whose home is the road.„
    D
    a quando aveva scoperto di essere in possesso del gene di Chronos e quindi di poter viaggiare nel tempo, Laerte non si era più fermato. Possedeva l'animo del viaggiatore: amava il contatto umano, amava vedere il mondo, conoscere le persone, le loro storie. Non c'era persona più adatta di lui a ricevere in dono un simile privilegio. E l'uomo sfruttava al massimo quella sua capacità. Viaggiava sia sul globo che nel tempo e accresceva il proprio bagaglio culturale. Laerte avrebbe voluto portare una macchina fotografica, una cinepresa per immortalare i suoi viaggi, ma sapeva bene che non poteva farlo. Era impossibile portare oggetti del presente nel passato, anche se il salto temporale avesse riguardato una manciata di giorni. L'uomo aveva ben chiare in mente le regole dei viaggi nel tempo, sebbene egli avesse un animo poco incline al conformismo e al rispetto delle regole. Aveva studiato a Cambridge e aveva collezionato un'infinità di richiami e rimproveri per la sua uniforme sempre in disordine. La cravatta Laerte non la allacciava mai. Ma qui non si trattava di una cravatta: il Viaggiatore sapeva più che bene quanti rischi correva a interferire con il passato. Il ruolo di spettatore, però, non sempre gli andava bene. Egli voleva vivere quelle epoche storiche nelle quali si trovava, non voleva semplicemente osservarle da lontano; desiderava sentire sulla propria pelle il loro peso. Quindi era necessario che imparasse a camuffarsi e a non dare nell'occhio. Il musicista aveva imparato bene la lezione, poiché era riuscito a trovare una sorta di equilibrio tra l'esposizione che poteva concedersi e il velo di riservatezza necessario. Non dava nell'occhio, dunque, ma poteva partecipare alla vita del periodo storico nel quale si trovava. Aveva raggiunto il quarto livello di esperienza, e non aveva mai ricevuto un solo richiamo. "Perché l'Istituto non sa" si disse il Viaggiatore in un misto tra colpa e determinazione. Se Clarissa Spencer avesse saputo di Evanna Turner, non solo Laerte avrebbe perso il suo status di esperienza, ma avrebbe anche perduto per sempre la capacità di viaggiare. C'era un antidoto che veniva somministrato ai Viaggiatori indisciplinati e l'uomo era piuttosto certo che portare nel 2016 una donna nata nel 1800 rientrasse tra quelle regole che non dovevano essere infrante. Aveva visto la Spencer una volta sola, Laerte, verso la fine del suo periodo di affiancamento ad un tutor quando aveva solo diciotto anni, ed era rimasto colpito dall'aria austera e lievemente folle della donna. Sembrava una fanatica o, quanto meno, questo era quanto Laerte aveva dedotto. Raramente egli si lasciava suggestionare dalle prime impressioni, e si imponeva di conoscere una persona prima di avere un'opinione sulla stessa, ma la Spencer non sembrava proprio quel genere di persona che si desiderava conoscere. Non avrebbe capito, Laerte lo sapeva, la necessità che lo aveva spinto a portare Evanna con sé. Lo aveva fatto per salvarla: se fosse rimasta nella Londra vittoriana, sarebbe morta come la sua famiglia. Sì, era invaghito di lei. Invaghito era un eufemismo, per dirla tutta Laerte era cotto di Evanna. Si erano conosciuti durante una festa in maschera e da allora egli aveva cominciato a frequentare un po' troppo spesso quel periodo storico. Si era sviluppato un particolare rapporto tra di loro, tanto che ora Evie viveva sulla sua barca sul Tamigi. Voleva lavorare, quella straordinaria donna nata due secoli fa, per non essergli un peso. Sebbene le innovazioni tecnologiche la stupissero ancora (il musicista non avrebbe mai dimenticato la sua espressione quando le aveva mostrato la doccia, o quando aveva acceso il piccolo televisore), Evanna voleva immergersi nel mondo del lavoro. Aveva una mente moderna, era una donna moderna e forse era per questa ragione che l'Istituto ancora non aveva scoperto nulla di quanto successo. Laerte, dal canto suo, aveva cercato di spiegare il più possibile ad Evie in modo tale da scongiurare l'eventualità che qualcuno venisse a sapere della sua terribile effrazione. Tuttavia, se anche fosse stato costretto a prendere l'antidoto, se anche non avesse più potuto viaggiare, il musicista avrebbe preso la stessa decisione ancora, ancora ed ancora. Non avrebbe mai lasciato Evanna al suo destino, non l'avrebbe lasciata nelle mani degli assassini della sua famiglia. L'avrebbe salvata anche se quel viaggio nell'Ottocento sarebbe stato il suo ultimo.
    Ma Laerte aveva la possibilità di viaggiare ancora, e quindi eccolo pronto per un nuovo salto temporale. Sebbene il suo status gli permettesse di portare dei passeggeri con sé, l'uomo aveva deciso di vivere quell'esperienza da solo e di non portare Evie. Per gli umani, infatti, spostarsi nel tempo non era cosa da nulla e il loro fisico risentiva con spossatezza e un leggero senso di nausea che scompariva solitamente dopo poche ore. Evie era al lavoro. A Laerte non piaceva il capo della donna: Carter Clayton, un dongiovanni. Peggio di un dongiovanni. Laerte stesso aveva avuto numerose donne, aveva avuto relazioni superficiali e passeggere, colpa, probabilmente, del suo problema ad impegnarsi e a vivere relazioni lunghe (con Evie era diverso probabilmente perché il loro rapporto era a metà strada tra una relazione moderna e una vittoriana. Raramente il loro contatto sfociava in un rapporto fisico, tanto erano rari i loro baci, quindi Evie era quasi come una musa, per l'uomo). Ma Carter era dipendente dal sesso. E un seduttore nato dotato di un aspetto che lo avvantaggiava nel farsi largo nel cuore e nel letto della sua vittima. Naturalmente, aveva messo gli occhi su Evanna. Il musicista non avrebbe mai chiesto alla donna di cambiare lavoro, quindi si limitava a lanciare occhiate in tralice all'avvocato ogni volta che andava a prendere Evie all'uscita dall'ufficio. Erano piccole sorprese che le dedicava, non desiderava certo controllarla, difatti la attendeva dall'altro lato della strada e assieme tornavano al Nautilus raccontandosi la giornata.
    Era la notte di Halloween e Laerte aveva ricevuto inviti da parte di numerosi suoi amici, ma li aveva declinati in favore di un trentun Ottobre da passare a Roma, durante il grande Impero Romano. Il Medioevo rappresentava le Colonne d'Ercole dei viaggi nel tempo: nessuno si era mai spinto più oltre, e Laerte desiderava abbattere quel limite. Italiano di nascita, desiderava ammirare la grandezza del suo popolo. Si poteva dire che fosse il suo sogno, la sua massima aspirazione. Fortunatamente nell'ultima settimana di Ottobre i costumi in maschera si sprecavano, così l'uomo era riuscito a trovare una tenuta da gladiatore che lo soddisfacesse e l'aveva noleggiata. Quando il Viaggiatore riaprì gli occhi, realizzò subito che il salto temporale non era andato a buon fine. Probabilmente aveva davvero osato troppo nel voler andare così indietro, ma, quanto meno, fisicamente sembrava stare bene. Non era nel 100 dopo Cristo, ma sembrava quasi la sua epoca, sebbene vi fossero degli elementi completamente fuori posto. Era a bordo di una nave, circondato da persone in costume. Parlavano di titoli nobiliari, di Re di Francia. Diede un rapido sguardo alla città che si apriva innanzi ai suoi occhi e vide modernità e passato. La sua curiosità nei confronti di quel nuovo universo si fece più accesa, più dirompente. Laerte voleva sapere, voleva svelare ogni segreto di quella nuova Parigi. C'era stato, a Parigi. Sia nel passato che nel presente: era una delle prime città che aveva visitato quando aveva cominciato a visitare il mondo e si era innamorato di quella capitale dall'aria così romantica. Parlava il francese, non bene quanto l'inglese che ormai era divenuto la sua prima lingua, ma nel collegio svizzero dove era stato mandato ad undici anni dai suoi genitori aveva studiato anche quell'idioma, dunque l'uomo non temeva gli impicci della comunicazione: sarebbe riuscito a capire e a farsi capire. Si trovava sul ponte superiore e decise di entrare sottocoperta, così imboccò uno dei corridoi, in esplorazione.
    Kit Harington as Laerte Grimaldi © les misérables rpg


    Lo lascio in stand-by e lo manderò da chi lo vorrà al prossimo giro :shift:
  14. .

    Lucrezia Neviani
    18 anni - Aristocrazia - Centauro - Duchessa
    “A spalancar le imposte mossi, e, agitando l’ale, entrò un bel corvo antico in aria trionfale. Non fe’ saluto alcuno, arrestossi mai, finché, come un padrone, posò lì sopra l’uscio, di Pallade su un busto, proprio lì sopra a l’uscio. Fermossi e l’osservai.„
    A
    veva dovuto pregare a lungo, Lucrezia, per convincere il marito a partecipare alla crociera a bordo della Marie Antoinette. Aveva fatto sfoggio di tutte le sue arti persuasive, ma l'uomo era immune al fascino della giovane sposa e non c'erano moine o complimenti sufficienti ad indurlo a capitolare. Adalgisio d'Armagnac era tutto un grugniti e mugugni, e astio, naturalmente. Detestava la giovane sposa. Era una Neviani e sebbene l'uomo fosse francese, aveva radici italiane e non era sordo alla pessima nomea di quella famiglia di corvi. Manipolatori, corruttori, cospiratori. Parlavano di miele, ma vendevano veleno. Adalgisio non avrebbe mai voluto sposare una Neviani. Mai. Erano libertini, possedevano una mentalità quasi anti-monarchica, per quanto lo riguardava (come osavano invitare dei borghesi all'interno del loro castello di Lodi?). Rodrigo Neviani era un vero Principe Mercante e sua figlia non era da meno. Era bella, Adalgisio lo riconosceva, ma non gli interessava la bellezza, né la freschezza, né il candore della sua sposa. Candore. Lucrezia Neviani non era candida, né pura. Certo, al matrimonio si era presentata come fanciulla inviolata (altrimenti l'uomo avrebbe annullato immediatamente le nozze), ma in lei non vi era traccia di ingenuità. I suoi sorrisi nascondevano espressioni ben diverse. Le sue parole colme di premura erano in realtà false. Adalgisio d'Armagnac lo sapeva, lo aveva capito subito. E quindi non cedeva. Non aveva rispetto di lei. Ogni notte si prendeva ciò per cui aveva pagato, nella speranza che presto Lucrezia gli avrebbe dato un erede, e poi evitava quasi di trovarsi nella stessa stanza con lei. Durante i pasti occupavano i due lati opposti di una lunga, immensa tavolata. Il più lontano possibile. Non che a Lucrezia dispiacesse quella lontananza. Per quanto la riguardava, meno vedeva Adalgisio, e meglio era. Quando suo padre le aveva rivelato i suoi progetti per lei, era stata ben felice di aiutare la propria famiglia, ma aveva acconsentito a sposarsi solo per l'amore che nutriva per i Neviani. Adalgisio era un signore della guerra e i Neviani avevano bisogno di sicurezza militare. Era una logica semplice, inattaccabile. In quel momento, il Duca d'Armagnac era l'unico uomo che avrebbe potuto sposare. Ma Lucrezia non sopportava Adalgisio. Era un mostro, un animale. Preferiva andare a caccia di cinghiali piuttosto che stare con lei. Non le parlava, limitandosi a mugugni. Non la toccava, la percuoteva. Se fosse stato una Medusa, l'avrebbe pietrificata con lo sguardo. Quanto a Lucrezia, lei avrebbe avvelenato Adalgisio ad ogni tocco. Quanto le mancava l'Italia! Ogni giorno trascorso come moglie di Adalgisio era un giorno lontana da casa. Sentiva la mancanza di Lodi e della sua famiglia. I suoi genitori, l'amante di suo padre, ma soprattutto i suoi fratelli. Adriano e Cesare. Dio, Cesare soprattutto le mancava come manca l'aria nei polmoni. Talvolta la notte si svegliava con l'impressione che egli le stesse accarezzando i capelli, che stesse sfregando dolcemente i loro nasi, in quel gesto che era solo loro. Ma poi il ronfare assordante di Adalgisio al suo fianco la precipitava immediatamente nella realtà.
    Tra gli innumerevoli difetti del signore suo marito c'era la sua totale, assoluta, mancanza di diplomazia. Ciò che odiava, era risaputo. E questo danneggiava i suoi rapporti sociali. Adalgisio viveva in un'élite. Centauri e solo Centauri, null'altro. La sua famiglia su tutto. Almeno su questo erano d'accordo, sebbene i d'Armagnac fossero ben diversi dai Neviani. Lucrezia sapeva che se lei aveva accettato di sposarsi per i Neviani, altrettanto aveva fatto Adalgisio: ai d'Armagnac serviva il denaro dei corvi. Servivano le loro scorte alimentari, necessarie per mantenere un esercito. Avrebbero potuto sfruttare questo punto in comune, Lucrezia e Adalgisio, per arrivare a tollerarsi, quanto meno. Ma il Duca era un uomo orgoglioso e Lucrezia una donna troppo intelligente per vedere del bello nell'altro. Così cercavano di incrociarsi il meno possibile, ma se Adalgisio aveva la sua caccia, i suoi amici, Lucrezia non era altrettanto libera. Il Duca temeva che la moglie potesse cospirare e che potesse lasciarsi abbandonare alla lascivia dei Neviani, arrivando quindi a renderlo lo zimbello dell'aristocrazia francese, quindi le impediva quasi ogni respiro. Lucrezia non poteva uscire di casa previo suo permesso, non poteva ricevere senza averlo precedentemente consultato. Chiusa in quell'immensa e fredda villa. A malapena con il permesso di poter rivolgere la parola ai suoi servitori. Naturalmente Lucrezia era ben lungi dall'accondiscendere il coniuge e, naturalmente, usciva e riceveva quanto desiderava, specie se Adalgisio programmava viaggi di più giorni.
    Lucrezia era riuscita a spuntarla sulla crociera perché, a spalleggiarla, inaspettatamente si era aggiunta Caterina d'Armagnac. Sorella di Adalgisio, aveva rilevato che, forse, quella crociera avrebbe potuto fare bene ad Adalgisio e alla sua popolarità. Così, con un grugnito di malavoglia, l'uomo aveva accettato.
    Per Lucrezia quella crociera era una boccata d'aria, una piccola evasione in un'esistenza che ormai da un anno era più simile a quella di una monaca di clausura. E finalmente non si sarebbe relazionata solo all'alta aristocrazia francese, ma avrebbe potuto incontrare anche borghesi e popolo francese. Lo spirito di quella crociera le ricordava, in qualche modo, i ricevimenti dati dai Neviani a Lodi, ai quali potevano partecipare persone non necessariamente munite di un blasone. Aveva convocato un sarto parigino per farsi confezionare un costume da Eco, la ninfa di montagna innamorata di Narciso. Il costume del sarto, unito alla sua bellezza d'altri tempi, dava l'idea che Lucrezia fosse uscita da un dipinto di Botticelli. Legata al braccio di Adalgisio, in tenuta da caccia rinascimentale (Lucrezia aveva l'impressione che quell'abito fosse stato rispolverato dalle cantine dei d'Armagnac e che fosse realmente vintage, non una sua riproduzione), la Duchessa d'Armagnac salì a bordo della Marie Antoinette. La prima parte della serata non portò grandi emozioni, né un particolare divertimento per Lucrezia. Legata ad Adalgisio, non aveva la possibilità di muoversi da sola per la nave da crociera, né di parlare con personalità che avevano attirato la sua attenzione. Era costretta al piccolo gruppo esclusivo di Adalgisio, sul quale non nutriva un'alta opinione. Per distrarsi, Lucrezia cercava di guardarsi attorno con discrezione, nella speranza di cogliere qualche pettegolezzo che la divertisse, ma, sfortunatamente, se avvenimenti degni di pettegolezzo si consumavano, accadeva lontano dalla sua portata. Accoglieva dunque con sorrisi cordiali i complimenti per il suo costume, lanciava sguardi fintamente ricolmi d'amore quando tali complimenti si estendevano anche al marito. «Siete fortunato, Vostra Grazia, ad essere tornato dall'Italia con un simile tesoro Adalgisio, naturalmente, grugniva. Il suo orgoglio gli impediva di palesare il proprio astio nei confronti della sposa, ma, ugualmente, non era abbastanza diplomatico da confermare e fingere. Così Lucrezia mentiva per entrambi. Ma durante la cena, la serata acquistò tutto un altro spessore. Lucrezia cenava sola con Adalgisio: occupavano un piccolo tavolo nella sala sfarzosa della prima classe. Cercava di intrattenere il suo sposo, domandandogli della caccia (argomento preferito dell'uomo), ma il Duca quando si ostinava nel proprio mutismo era irremovibile. La serata procedeva a monosillabi, ma quando Lucrezia colse con la coda dell'occhio una cameriera correre verso il direttore di sala, il suo interesse si accese improvvisamente. Lucrezia, proprio per la sua educazione presso i Neviani, non era come la maggior parte dell'aristocrazia che si dimenticava della servitù, senza degnarla nemmeno di uno sguardo, ma coglieva ogni dettaglio. E così si accorse che doveva essere successo qualcosa di imprevisto.
    I coniugi d'Armagnac furono interrogati insieme, in separata sede. Adalgisio era furente di rabbia. «Come osate? Avete idea di chi io sia?» tuonava addosso agli ufficiali, mentre Lucrezia cercava di tenere a bada la furia del coniuge. Un pensiero, mentre rispondeva che entrambi erano sempre stati accanto e che non si erano allontanati l'uno dall'altra, attraversò la sua mente: se Adalgisio fosse stato davvero responsabile di quell'omicidio, come sarebbe stata migliore la sua vita! Naturalmente sapeva che l'uomo era innocente, ma quanti innocenti finivano in prigione? Se avesse potuto accusarlo, ella avrebbe dovuto vederlo solo durante le visite coniugali e avrebbe fatto in modo che tali visite accadessero ad una frequenza molto distante l'una dall'altra. Stava sognando, lo sapeva, tuttavia era un bel sogno sul quale indugare. Dopo l'interrogatorio, il Duca era talmente furente che si ritirò nella propria cabina, dimenticandosi di Lucrezia. La donna accolse quell'insperata libertà con grande sollievo. La sua curiosità continuava a riproporle la spiacevole disgrazia accaduta a Blandine Deschamps. I Neviani avevano alle spalle una lunga tradizione di avvelenatori, inoltre il mistero aveva acceso la curiosità della donna. Adalgisio aveva allentato la catena, dunque perché non approfittarne? Riconobbe la marchesa di Giroud e approfittò di quella conoscenza per presentarsi al gruppo e porgere le proprie condoglianze e la propria indignazione per quanto accaduto. Non volle indagare subito, né avanzare domande scomode che avrebbero potuto indispettire i congiunti e spingersi a chiudersi a riccio, impedendole un successivo avvicinamento. Ad ogni modo, dopo aver esposto il suo sdegno, essersi finta spaventata al pensiero che tra loro vi sia un assassino, Lucrezia si allontanò dai Deschamps e affiliati per avvicinarsi alla porta doppia che dava alla cucina. Sperava di sentire qualche informazione interessante da parte del personale di sala, qualche dettaglio che potesse indirizzarla sulle indagini. Sì, perché ormai Lucrezia aveva deciso: avrebbe cercato di scoprire cosa fosse successo a Blandine Deschamps. Per gioco, naturalmente. Non c'era alcun istinto alla giustizia ad animarla: era pura e semplice distrazione.
    Holliday Grainger as Lucrezia Neviani © les misérables rpg


  15. .

    Benvenuti alla prima quest del Mis rpg :shift: Cos’è una quest? Altro non è che una role di gruppo organizzata da noi staffers per movimentare un po’ le interazioni tra i personaggi presenti nel gioco di ruolo. Ci sarà un Master, ovviamente, che interverrà nel corso della giocata delineando alcuni sviluppi e che si manifesterà con questo profilo. Ma veniamo alla spiegazione della quest nello specifico: la role sarà ambientata durante la notte di Halloween. Alle 20:00 in punto la Marie Antoinette, la nave da crociera di punta di una compagnia di lusso, salperà sotto lo sguardo austero della cattedrale di Notre-Dame dall’attracco sulla rive droite della Senna. Ci troviamo dunque nel IV Arrondissement, ma la Marie Antoinette non si limiterà a quella circoscrizione: scenderà il fiume raggiungendo quasi Versailles. Il tragitto, previsto per una mezz’ora, impiegherà invece centottanta minuti, complici diverse soste nel corso della navigazione. Tutti possono partecipare alla crociera: la Marie Antoinette è difatti divisa in sezioni, ciascuna per ogni classe sociale. Abbiamo quindi il ponte principale che ospita l’Aristocrazia, il Clero e gli ufficiali della milizia. A scendere, il ponte di seconda classe ospita Borghesia e Milizia, in ultimo, la stiva è riservata al popolino. L’unica condizione per partecipare è possedere un biglietto d’ingresso, il cui prezzo varia, naturalmente, a seconda della classe. I partecipanti dovranno presentarsi mascherati… ciò significa che le distinzioni di classe non saranno così nette in questa serata (niente vieta, quindi, a personaggi appartenenti a universi differenti di incontrarsi). Contestualmente alla serata festosa, si verificherà un omicidio, come nei migliori romanzi di Agatha Christie, e i vostri personaggi potrebbero essere chiamati a fare luce sul delitto :shift:

    Recap:
    • la quest sarà ambientata il 31 Ottobre 2016 a bordo della nave da crociera Marie Antoinette e durerà dalle 20:00 alle 23:00
    • noi ruoleremo dal 31 Ottobre per tutto Novembre, con possibilità di prorogare la scadenza
    • ognuno potrà postare a seconda dei propri impegni (tuttavia per non bloccare la quest potete tranquillamente chiedere di saltare il turno e rientrare a quello dopo)
    • non appena chiuderemo le iscrizioni, a seconda dell’affluenza, decideremo se ruolare tutti in un unico topic o se smistare i partecipanti in vari gruppi. In questo caso chiederemo a voi con chi vorreste ruolare
    la quest è aperta anche a utenti e personaggi esterni al gdr. Cosa significa? Che se anche voi, players del Mis, volete partecipare con personaggi che ruolate altrove, potrete farlo e se voi, visitatori esterni, volete prendere parte alla nostra quest, potrete farlo senza obbligo di presentazione o di partecipazione attiva al gdr
    • le descrizioni della Marie Antoinette e del percorso (da Parigi a Versailles), verranno date in sede di gioco
    • ogni player può iscrivere tutti i personaggi che vuole
    • potete scegliere se ruolare solo la festa o se indagare per scoprire l’assassino
    • le iscrizioni rimarranno aperte fino al 15 Ottobre. Fino a quel momento potete aggiungere, togliere, sostituire personaggi
    • per iscrivervi compilate il seguente modulo:
    CODICE
    <b>Personaggi del Mis con i quali partecipi:</b> nome + link a scheda
    <b>Personaggi esterni con i quali partecipi:</b> nome + breve descrizione del personaggio e del suo universo di appartenenza
    <b>Vuoi indossare i panni di Poirot e scoprire l’assassino? Con quali personaggi?</b>

    Per qualsiasi domanda postate qua sotto.

    F.A.Q.

    Personaggi Iscritti:

    interni al gdr

    William Shakespeare (LuluXI) - crociera con delitto
    Eustache Grantaire (CaptainTuna) - crociera con delitto
    Remington Roche (Remington Roche) - crociera con delitto
    Lucrezia Neviani (mümførd) - crociera con delitto
    Adrienne Dantèes (mümførd) - crociera con delitto
    Etienne Javert (He's The Law) - crociera con delitto

    esterni al gdr

    • Lucien Levien Lemoine (LuluXI)
    Proviene da un futuro distopico, in cui degli alieni sono arrivati sulla Terra, dove è scopiata una Guerra per la sopravvivenza tra Sussurratori gli alieni) e esseri umani. Lucien vive e studia Archeologia a Parigi (dove la Guerra non è ancora arrivata) ed è un Ibrido, ovvero il figlio di un umana e un sussurratore. Egli crede fermamente che la pace tra Umani e Alieni sia possibile e fa parte di un gruppo ristretto di "rivoluzionari,"che si battono con una lotta pacifista affinchè la guerra abbia fine e si torni ad una convivenza tra Sussurratori e esseri Umani.

    • Laerte Grimaldi (mümførd) - crociera
    È un Viaggiatore di livello IV: possiede, dunque, il gene di Chronos che gli permette di viaggiare nel tempo e il suo grado di abilità gli permette di portare persone con sé. Proviene da una famiglia ricca di Milano, ma ha sviluppato un animo esattamente l'opposto rispetto a quello dei suoi genitori: è un musicista vagabondo, un artista di strada che ama viaggiare per il mondo. Testa sulle nuvole, cittadino del mondo, animo randagio. Ora vive su una barca a Londra.


    N.B. Non ci sono premi in palio, nemmeno per chi dovesse scoprire il colpevole dell'omicidio. Abbiamo aperto quest'iniziativa animate dal semplice desiderio di divertirci senza dover per forza guadagnare qualcosa. Abbasso il capitalismo!



    Edited by mümførd - 14/10/2016, 08:56
16 replies since 20/7/2013
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